L'AMORE ADULTO ovvero LE QUATTRO PASSIONI DI BELISARIO VASQUEZ
Capitolo I
Chicago, fine anni '50 in primavera
C'era sangue dappertutto, nel bagno, nei corridoi e davanti al caminetto acceso: la vittima era fuggita per tutte le stanze, in preda al terrore, prima di stramazzare sul letto. Ripercorrendo la scia di sangue si arrivava alla bocca della donna da cui usciva un rivolo di colore scuro. Gli occhi fissi parevano guardarlo.
L'assassino si aggirava in mezzo a quello scempio, barcollava, si puliva le mani sui vestiti e sulla carta delle pareti, poi si avvicinava alla porta ma una forza sovrumana lo respingeva nei luoghi lordati dalla sua furia omicida. Di nuovo verso la porta, di nuovo indietro. Uno sguardo allucinato e... avanti e indietro. Insopportabile. Come sempre un film insopportabile, Attack si alzò di scatto e girò la manopola del televisore. La musica dei violini al diapason tacque e dalla poltrona che lo aveva riaccolto lo sguardo dell'uomo andò in giro, pacificato.
L'appartamento di Gorge Whashington Attack, un ex laboratorio d'oreficeria, non somigliava all'alloggio d'un detective né mostrava parentele con il crimine o con la malavita. Sugli scaffali e sui mobili, uno diverso dall'altro, appoggiavano le zampe, le ruote e i piedi malfermi plotoni di giocattoli di latta, comprati e raccolti come capitavano o ricevuti in luogo degli onorari di legge. Sulle pareti disegni, acquerelli e due quadri ad olio, un nudo di donna e un ritratto del padrone di casa, contegnoso, con un libro in mano.
Attack, così lo chiamavano tutti e aveva rinunciato volentieri all'importante nome di battesimo, cominciò a preparare sul tavolo i libri e gli attrezzi per passare la notte. C'era sempre una molla da aggiustare un pezzo da incollare e, raramente, un braccio o uno sportello da ricostruire, consultando pubblicazioni in materia. La notte portava ordine nella collezione di Attack, così come il giorno riconsegnava la casa e i suoi inquilini agli sregolati ritmi di vita del proprietario.
Fotografata la situazione da questo punto di vista, ne restavano escluse la sofferenza e le cause.
Nella Mayfair street, proprio di fronte alle finestre del detective, aveva sede il "Chicago Voice" e sopra di essa campeggiava l'insegna luminosa, enorme, gialla, intermittente. Dopo il tramonto non c'era tregua per i residenti nei paraggi. Attack, sensibile ai cambi di luce per virtù ereditarie sconosciute e nottambulo per vizio culturale, rispondeva alle provocazioni del "Chicago" vegliando notti intere a coccolare i giocattoli e a maledire il direttore del quotidiano.
Il "Tap-Tap" della Lehmann, (1) un giardiniere compunto nell'uniforme e nello spingere una carriola avrebbe avuto una testa piccola e bruttina in relazione alla grazia dell'insieme, ma nell'esemplare scovato da Attack ne era privo e mostrava una ferita profonda, un buco, all'altezza del collo. Il testone di una marionetta adattato e ridipinto si era calato egregiamente nella parte e forse il giocattolo ne aveva guadagnato in poesia e tenerezza.
Attack non trattava diversamente la propria vita; niente in essa funzionava secondo le regole della società, ma su tutte le lacerazioni, le mancanze e perfino sugli strappi, in assenza di rimedi, aveva posto delle pezze multicolori ispirate dal suo buon senso di sognatore sopravvissuto a un naufragio. Se a questa dote si aggiungono un'ingenuità di fondo e la picca di non lamentarsi con gli amici per le proprie disavventure, si capisce l'uomo, di più, si capisce come potesse vivere e prosperare con l'insonnia, il lavoro precario, un'amante svampita che non gli dava gioie né sicurezze e, soprattutto, con una Ford verde del '48 che andava in avaria nei viaggi superiori a 50 miglia.
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